Domenica 16 novembre ricorre la Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada, un’occasione per interrogarsi sulle cause degli incidenti stradali e individuare le soluzioni di questa emergenza collettiva. Con una cultura della mobilità che fatica a cambiare, infrastrutture inadeguate e la tendenza a sottovalutare i rischi e le responsabilità, i sinistri stradali rimangono sempre all’ordine del giorno. Una delle possibili soluzioni? Un utilizzo più diffuso della bicicletta.
A ricordarlo è FIAB, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, che, citando lo studio internazionale Safety in Numbers: more walkers and bicyclists, safer walking and bicycling di P. Jacobsen evidenzia come, raddoppiando il numero di ciclisti per chilometro percorso, il rischio individuale si riduca del 34%, mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Anche in Italia, nel medio periodo, gli incidenti che riguardano chi pedala sono calati del 13% negli ultimi 10 anni a fronte di un significativo aumento dei chilometri percorsi in bicicletta.
La diffusione delle bici e i dati sui rischi individuali
Resta il fatto che, quando si parla di sicurezza, l’attenzione tende a concentrarsi sui veicoli a motore, dimenticando che anche le bici fanno parte del traffico urbano e stanno conquistando sempre più spazio tra i mezzi scelti per gli spostamenti quotidiani. Un cambiamento importante, che però espone i ciclisti alle criticità di un sistema stradale intrinsecamente vulnerabile e poco attento alla mobilità attiva. Dall’inizio dell’anno l’Osservatorio Ciclisti ASAPS-SAPIDATA segnala 196 decessi tra chi si sposta in bici.
Ancora più significativa del calo degli incidenti è la riduzione di mortalità dei ciclisti nel nostro Paese (-40% in 10 anni), costante dal 2000 a oggi. Stimando un aumento da 4,5 a 10 miliardi di chilometri percorsi annualmente in bicicletta, il rischio individuale, misurato, sarebbe sceso da 61 a 21 morti. Il motivo per cui più persone pedalano o camminano, più la città diventa sicura per tutti è chiaro: una maggiore presenza di bici e pedoni significa più visibilità e consapevolezza anche da parte degli automobilisti.
Strade più sicure con un’adeguata moderazione del traffico
Le amministrazioni che adottano misure di moderazione del traffico, come zone 30 km/h o corsie ciclabili ben progettate ottengono benefici tangibili: meno sinistri, meno feriti, maggiore sicurezza e migliore qualità della vita, come dimostra il caso virtuoso di Bologna. I dati relativi ad altre città mostrano invece scenari diversi: a Milano, dove la quota di spostamenti in bici è elevata ma le politiche di mobilità sostenibile restano parziali, le biciclette coinvolte in collisioni rappresentano il 6,7% del totale nazionale, ma le vittime solo l’1,9%, segno di alta incidentalità ma bassa pericolosità.
A Roma, con una mobilità attiva ridotta, gli impatti che coinvolgono i ciclisti sono appena l’1,3% del totale, ma quelli mortali arrivano all’8%, evidenziando l’effetto opposto: bassa incidentalità ma alta pericolosità. Questi esempi locali confermano che l’aumento delle persone che usano la bici può contribuire a rendere le strade più sicure, ma perché questo effetto si realizzi pienamente è necessario affiancare la mobilità attiva a infrastrutture adeguate e oculate politiche di moderazione del traffico.

Favorire il cambiamento grazie a campagne di sensibilizzazione e collaborazione
Occorre quindi, prima di tutto, un cambiamento culturale che richiede tempo, impegno e continuità: per questo FIAB porta avanti un lavoro costante di sensibilizzazione e collaborazione con le istituzioni per rendere le città più a misura di persona. Tra le sue iniziative più rilevanti ricordiamo ComuniCiclabili, il riconoscimento che ogni anno attesta il grado di ciclabilità dei comuni italiani e incentiva le amministrazioni locali a investire in mobilità attiva; la certificazione Azienda Bike Friendly, che valorizza le imprese promotrici della cultura della bicicletta; e il progetto Bimbimbici, dedicato ai più piccoli. A tutte queste iniziative si affiancano campagne sulla sicurezza stradale e attività nelle scuole, nelle imprese e sul territorio.
Tutti coloro che puntano a una maggiore consapevolezza sul tema potranno approfittare della Settimana del Tesseramento FIAB, che torna dal 10 al 16 novembre con eventi e incontri in tutta Italia. Diventare soci vuol dire entrare a far parte di una comunità che promuove la mobilità attiva, sostiene le politiche per la sicurezza stradale e partecipa a un movimento che ogni giorno pedala per il domani. La campagna 2026, intitolata “In bici è meglio”, inviterà chiunque creda in città più umane, sicure e sostenibili a unirsi alla rete FIAB.”, conclude Luigi Menna.
Cicloturismo Made in Italy: il crowdfunding per esportarlo in Europa
“l numero di vittime in bici è sempre paurosamente alto e c’è quindi ancora molto da fare per diffondere una diversa idea di sicurezza, all’insegna di consapevolezza ed educazione, su cui noi lavoriamo da oltre 40 anni, e che nel tempo sta dando risultati concreti”, dichiara Luigi Menna, Presidente FIAB – “Coltivare il senso di comunità è uno dei temi centrali di quest’anno: è nella forza della collettività, infatti, che si genera la fiducia nel futuro, per migliorarlo a partire da oggi”.
“Secondo gli studi disponibili, quando aumentano le persone che si spostano in bici, chi guida veicoli a motore tende a prestare più attenzione, cercando di anticiparne i comportamenti – evidenzia Susanna Maggioni, Vice Presidente FIAB – Un automobilista ha meno probabilità di collisioni con una persona che cammina o pedala se il numero di queste è maggiore. Le politiche che ne incentivano l’aumento, quali la riduzione della velocità, rappresentano un modo efficace di migliorare la sicurezza di chi cammina e pedala“.
Per maggiori informazioni consultare il sito ufficiale.
Fonte: comunicato stampa


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