Circa cinquanta esemplari adulti trasferiti in Aree Marine Protette, 200 chilometri di costa scandagliata palmo a palmo alla ricerca di individui vivi, 100 giornate di immersioni per i monitoraggi e più di 60 scienziati provenienti da tutti i Paesi mediterranei coinvolti. Sono questi i numeri raggiunti da LIFE Pinna, il progetto europeo coordinato da ARPAL – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure e nato per salvare dall’estinzione la Pinna nobilis, il più grande mollusco bivalve del Mar Mediterraneo.
Il progetto, dopo quattro anni di intense attività che hanno interessato il Mar Tirreno, l’Adriatico e, in modo significativo, il Mar Ligure, giunge ora alla sua conclusione proprio in Liguria. Per raccontare questo percorso, oltre il documentario “Fermare l’estinzione”, prodotto da Triton Research, che narra le tappe più significative del lavoro dei ricercatori, sono previsti due eventi speciali. Il 24 settembre, nella sede di ARPAL a Genova, si terrà l’ultima visita di monitoraggio del progetto, alla presenza della monitor Teresa Catelani e della project adviser María-José Aramburu. La giornata sarà seguita, il 25 settembre, da una trasferta presso l’Area Marina Protetta di Bergeggi (SV) dove sarà possibile osservare da vicino alcune delle attività concrete realizzate grazie a LIFE Pinna, anche attraverso l’ausilio del ROV – robot sottomarino di ARPAL.
Perché è fondamentale salvare la nacchera di mare? Specie simbolo del Mediterraneo, la Pinna nobilis fino al 2016 popolava i nostri mari con distese di migliaia di individui. Negli ultimi anni, però, un’epidemia multifattoriale e gli effetti della crisi climatica ne hanno decimato le popolazioni, al punto che oggi i ritrovamenti di esemplari vivi sono rarissimi.
La sua scomparsa comporterebbe gravi conseguenze per l’ecosistema marino: la nacchera, infatti, è una specie chiave dei fondali sabbiosi e delle praterie di Posidonia oceanica, dove contribuisce a dar vita a uno degli ecosistemi più complessi e preziosi, offrendo rifugio e sostegno ad altre specie, in particolare a quelle filtratrici e sospensivore, e agendo al contempo essa stessa come un potente filtro biologico che riduce la torbidità delle acque. Si stima che un individuo adulto arrivi a filtrare 3.000 litri d’acqua in un giorno.

Il contributo della Liguria e il futuro di LIFE PINNA
Il contributo della Liguria al progetto è stato duplice: strategico e operativo. In qualità di capofila, ARPAL – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure ha coordinato il network di partner italiani e sloveni. Sul campo, i fondali del Mar Ligure e in particolar modo le Aree Marine Protette di Capo Mortola, in provincia di Imperia, e di Bergeggi, in provincia di Savona, sono state al centro delle delicate attività di monitoraggio, analisi genetiche e trapianto di individui sani, anche grazie all’ausilio di tecnologie avanzate come il ROV, il robot sottomarino in dotazione ad ARPAL.
“Nel corso del progetto, gli scienziati di LIFE Pinna si sono dovuti confrontare con una recrudescenza dell’epidemia che ha reso problematico il reperimento di individui vivi”, spiega Daniela Caracciolo di ARPAL, coordinatrice del progetto. “Grazie al grande impegno profuso, i ricercatori sono comunque riusciti a svolgere le principali attività previste: dalle analisi sulla variabilità genetica dei superstiti per individuare i più resistenti alle infezioni, e dunque i migliori candidati a generare discendenza, ai trapianti di individui vivi sani in aree marine considerate idonee e sgombre da parassiti”, conclude Caracciolo.
Durante l’allevamento temporaneo in cattività delle Pinne, i ricercatori sono riusciti a ottenere la fertilizzazione e a portare lo sviluppo larvale a uno stadio mai raggiunto in precedenza per questa specie. Poiché LIFE PINNA è stato pensato per essere replicato in altri contesti, i ricercatori hanno messo a punto dei protocolli operativi per tutte le fasi, dal monitoraggio all’allevamento fino alla reintroduzione in natura. Un lavoro che consegna alla comunità scientifica e alle istituzioni non solo risultati concreti, ma anche strumenti e metodologie da applicare nei prossimi anni per contrastare il rischio di estinzione della specie.

Una giovane pinna (Pinna nobilis) nei pressi di un relitto su fondali bassi, ricoperti da una prateria sottomarina.
Foto – Marco Colombo/Triton
Fonte: comunicato stampa
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