Nel 2024 il settore italiano dell’edilizia in legno ha cambiato volto. A sottolinearlo è il Secondo Osservatorio sull’Edilizia in Legno 2025, frutto dell’analisi della Federazione Filiera Legno, presentato lo scorso 2 dicembre nel corso di una conferenza stampa dedicata alla lettura delle tendenze e alle prospettive di evoluzione della filiera per il prossimo biennio.
Per la prima volta, secondo i dati raccolti e analizzati dall’Osservatorio, il valore della produzione destinata alle opere pubbliche ha superato quello delle realizzazioni private. Un’inversione storica che segna l’ingresso del legno in una nuova fase: non più solo protagonista del residenziale evoluto ma componente strutturale delle politiche nazionali per la trasformazione del patrimonio edilizio, dalla scuola all’hospitality, fino agli studentati previsti dal PNRR.
Nonostante l’anno complesso per il settore delle costruzioni tradizionali, il comparto dell’edilizia in legno mostra una certa resilienza: il fatturato 2024 si attesta a 2,301 miliardi di euro, in linea con il 2023, a conferma di una filiera capace di mantenere i propri volumi anche in assenza della spinta propulsiva dei bonus fiscali.
Dietro questo dato generale si nasconde però una composizione profondamente mutata: il segmento residenziale privato registra una contrazione del 9,2%, il non residenziale (edifici pubblici) cresce del 20% e le opere edili accessorie si riducono dell’11%, penalizzate dal calo degli incentivi per manutenzioni straordinarie e interventi sul costruito. Crescono invece le imprese che partecipano a gare pubbliche, rafforzano gli uffici tecnici interni e investono in progettazione ingegneristica: le aziende ad aver ottenuto le migliori performance nel 2024 sono quelle con un turnover superiore ai 15 milioni di euro e con strutture tecniche interne.
La spinta del PNRR
A trainare l’intero sistema è soprattutto la spinta dei progetti finanziati dal PNRR, che da soli rappresentano il 12% del valore di produzione 2024 delle costruzioni in legno. Ed è proprio qui che il legno si conferma una tecnologia competitiva, non solo per le prestazioni ambientali e il bilancio LCA ma anche per la sua capacità, ormai dimostrata, di garantire velocità esecutiva, basso impatto cantieristico e affidabilità in condizioni temporali stringenti. La stessa direzione è confermata dai prossimi Criteri Ambientali Minimi, che per la prima volta introducono un criterio premiante per i progetti che prevedono almeno il 20% di legno strutturale, riconoscendone il ruolo strategico nelle politiche di decarbonizzazione e negli appalti pubblici.

“Il 2024 ci consegna un settore che ha dimostrato non solo resilienza ma anche una notevole capacità di adattarsi ai nuovi paradigmi dell’edilizia pubblica”, ha spiegato Angelo Luigi Marchetti, Presidente Federazione Filiera Legno. “Il legno sta entrando stabilmente nelle politiche nazionali, non più come alternativa sperimentale ma come tecnologia matura, capace di garantire qualità, velocità esecutiva e coerenza con gli obiettivi climatici europei”.
I risultati del 2024 e le previsioni sul 2025 in Italia
Geograficamente, la mappa del 2024 ridisegna il baricentro del settore, con il Nord Italia che, con il 51% del costruito, continua a rappresentare oltre la metà delle realizzazioni e il Centro che, salendo al 40% del totale, mostra la crescita più dinamica, mentre il Sud, in aumento rispetto all’anno precedente, raggiunge il 9%. Anche le tecnologie confermano un’evoluzione in atto: la costruzione a telaio rappresenta il 53% delle opere (in crescita), il CLT mantiene un ruolo rilevante con il 41% e le soluzioni Blockhaus e altre tecnologie pesano per il 6%. Cresce anche la quota di edifici consegnati “al grezzo”, che arriva al 31%, mentre il 48% è realizzato al grezzo avanzato e il 21% viene consegnato chiavi in mano, a testimonianza di una filiera fortemente coinvolta nei grandi appalti pubblici.
Il 2025, secondo l’Osservatorio di Filiera Legno, restituirà risultati che andranno ad amplificare ulteriormente tale cambiamento. La spinta del PNRR genererà un aumento atteso degli investimenti pubblici pari a circa il 18%, mentre il settore residenziale potrebbe, secondo l’analisi dei questionari compilati dalle imprese associate, diminuire di circa il 10%. Da segnalare che studentati, RSA e strutture turistiche continuano a mostrare una domanda vivace, sostenuta da nuovi standard progettuali e da un crescente interesse verso edifici ibridi, tecnologicamente avanzati e a ridotto impatto ambientale.
La Federazione sottolinea come, nel 2025, le opere pubbliche potrebbero arrivare a rappresentare fino al 60% del fatturato complessivo del comparto, confermando lo spostamento del baricentro verso il settore pubblico.
“La spinta del PNRR ha accelerato questa trasformazione – ha proseguito Marchetti – ma il nostro compito è guardare oltre: servono prezzari aggiornati, investimenti nelle competenze e una visione industriale che permetta alla filiera di crescere in modo coordinato. Questo Osservatorio mostra un settore pronto ad affrontare opere sempre più complesse e a contribuire alla rigenerazione del Paese, a patto che venga messo nelle condizioni giuste per farlo”.

Cosa succederà a partire dal 2026
A partire dal 2026, questo scenario sarà ulteriormente influenzato, secondo il sentiment degli imprenditori associati alla Federazione, dai principali driver comunitari che progressivamente interesseranno il Paese. Il recepimento della Direttiva EPBD IV porterà alla definizione di una cornice legislativa nazionale a supporto dell’efficientamento energetico, nonché alla progressiva decarbonizzazione del patrimonio edilizio esistente, e in parallelo l’adozione della Legge Europea sul Clima, che conferma l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 (rispetto ai livelli del 1990), potrà divenire un perno su cui ampliare la diffusione delle soluzioni costruttive in legno, contribuendo a configurare il settore edile come un bacino di carbonio in grado di mitigare il riscaldamento climatico.
Una filiera, quella del legno strutturale, che punta a rimodellare il tessuto urbano delle città e in cui, come emerge dalle interviste alle imprese associate, si registra una crescente fiducia verso il 2026. Una fiducia alimentata dalle peculiarità delle tecnologie costruttive, capaci di sostenere sia i processi di riqualificazione urbana che l’impiego del materiale in opere ingegneristicamente complesse. Le aziende, infatti, si rivolgono al 2026 con l’attesa di un consolidamento dei volumi e una progressiva apertura verso nuovi segmenti applicativi, confermando il legno come materiale strategico per l’edilizia del futuro in grado di fornire un contributo fondamentale al Paese, coniugando le esigenze di un prossimo Piano Casa a quelle di sostenibilità ambientale. Perché costruire in legno non significa solo realizzare edifici, ma anche offrire soluzioni per il clima e opportunità lavorative per il futuro dell’Europa.
La Federazione Filiera Legno
La Federazione Filiera Legno, che rappresenta oggi 520 imprese per un valore aggregato superiore ai 6 miliardi di euro e oltre 23.000 addetti, conferma così il proprio ruolo di riferimento nelle costruzioni in legno, con un indice di rappresentatività superiore al 50% delle opere realizzate a livello nazionale. L’Osservatorio 2025 restituisce l’immagine di un settore in forte evoluzione spinto dall’innovazione tecnologica, da un quadro normativo sempre più stringente e da una domanda pubblica che riconosce nel legno una leva strategica per la trasformazione dell’edilizia italiana.
Il legno è un materiale fondamentale per l’edilizia sostenibile
Fonte: comunicato stampa


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