Suoli fertili dalle città: come il riciclo dell’organico trasforma i rifiuti in risorsa per un futuro sostenibile

suolo

Le nostre città sono al centro di una sfida epocale: diventare più resilienti, sostenibili e vivibili di fronte alla crisi climatica. Una delle risposte più efficaci e innovative a questa esigenza arriva da una risorsa che produciamo ogni giorno: il rifiuto organico. Il nuovo rapporto del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), La filiera del biowaste: suoli fertili dalle nostre città, presentato a Roma, non solo fotografa un settore d’eccellenza italiano, ma lancia una visione strategica in cui i rifiuti diventano la chiave per rigenerare i suoli urbani e combattere il cambiamento climatico.

Analizziamo, seguendo le intuizioni del rapporto, come questa filiera virtuosa rappresenti un’opportunità irrinunciabile per le nostre metropoli.

Perché le città hanno un bisogno vitale di suoli fertili?

Le aree urbane sono ecosistemi fragili. L’impermeabilizzazione dei suoli, l’inquinamento e la scarsità di aree verdi di qualità mettono a dura prova la loro resilienza. Un suolo urbano degradato, povero di sostanza organica, non è solo un problema estetico:

  • Perde la capacità di trattenere l’acqua, aggravando il rischio di allagamenti durante eventi meteorologici estremi.
  • Non riesce a sostenere una vegetazione sana, riducendo i benefici che parchi e giardini offrono in termini di mitigazione delle isole di calore, assorbimento di CO2 e benessere per i cittadini.
  • Diventa meno resiliente ai cambiamenti climatici, indebolendo l’intero ecosistema urbano.

Il rapporto del CIC evidenzia un dato allarmante a livello europeo: oltre il 60% dei terreni è soggetto a degrado, con un basso contenuto di sostanza organica. Riportare fertilità ai suoli, a partire da quelli urbani, è quindi una priorità strategica per costruire città capaci di adattarsi e prosperare.

Il ruolo dell’organico: da rifiuto a “oro nero” per la città

Qui entra in gioco il rifiuto organico. Con 5,5 milioni di tonnellate raccolte separatamente nel 2023, la frazione umida rappresenta la componente più abbondante dei rifiuti urbani in Italia. Gestirla non è solo un obbligo, ma un’opportunità straordinaria. Attraverso il processo di compostaggio, ciò che scartiamo nelle nostre cucine viene trasformato in compost, un fertilizzante naturale ricco di carbonio organico.

Questo “oro nero” è l’elemento chiave per invertire il processo di degrado dei suoli. Restituire sostanza organica ai terreni di parchi, giardini, aiuole e aree periurbane significa ridare loro vita, fertilità e funzionalità. Il rifiuto organico cessa di essere un problema per diventare la materia prima di un processo di rigenerazione urbana.

La filiera del biowaste: una soluzione integrata per i rifiuti urbani

La gestione di una frazione così imponente di rifiuti richiede un sistema organizzato, efficiente e capillare. L’Italia, come sottolinea il rapporto CIC, ha costruito una filiera del riciclo organico solida e autosufficiente. I dati parlano chiaro:

  • 363 impianti operativi che nel 2023 hanno trattato 8,7 milioni di tonnellate di rifiuti a matrice organica.
  • Produzione di circa 2 milioni di tonnellate di compost di qualità, pronto per essere utilizzato in agricoltura e, sempre di più, nel verde urbano.

Questa filiera non si limita a “smaltire” un rifiuto, ma lo valorizza integralmente, risolvendo un problema gestionale per i Comuni e generando al contempo risorse preziose. Tuttavia, il CIC lancia un allarme sulla qualità della raccolta: la purezza media è scesa al 93,6%, con un trend in peggioramento dal 2019. Migliorare la qualità della raccolta differenziata da parte dei cittadini è fondamentale per garantire l’efficienza del processo e la produzione di un compost eccellente, riducendo i costi legati allo smaltimento delle impurità.

Risparmio e benefici ambientali: un circolo virtuoso

La trasformazione del rifiuto organico in compost e biogas innesca una catena di benefici ambientali misurabili, che contribuiscono direttamente alla lotta contro la crisi climatica:

  • Riduzione delle emissioni: trattare l’organico in impianti di compostaggio e digestione anaerobica evita che finisca in discarica, dove decomponendosi produrrebbe metano, un gas serra molto più potente della CO2.
  • Sequestro di carbonio: l’utilizzo del compost arricchisce il suolo di carbonio organico stabile, sottraendolo dall’atmosfera. Il CIC introduce a questo proposito il concetto innovativo di Urban Carbon farming: un insieme di pratiche che, applicate al verde urbano, trasformano le città in “pozzi di assorbimento” del carbonio.
  • Produzione di energia rinnovabile: dal trattamento dell’organico non si ottiene solo compost. Nel 2023 sono stati prodotti 475 milioni di m³ di biogas, che hanno generato 470 GWh di energia elettrica e 80 GWh di termica. Inoltre, sono stati prodotti 201 milioni di m³ di biometano, un carburante rinnovabile fondamentale per la decarbonizzazione dei trasporti.
  • Sostituzione dei fertilizzanti chimici: l’uso del compost in agricoltura e nel florovivaismo riduce la dipendenza da fertilizzanti di sintesi, la cui produzione è energivora e legata ai combustibili fossili. Il “Progetto Navarra”, citato nel rapporto, dimostra da sei anni che il compost garantisce rese paragonabili migliorando la salute del suolo nel lungo periodo.

L’Italia, un modello leader da esportare

Con una filiera che garantisce l’autosufficienza impiantistica nazionale, un’esperienza venticinquennale incarnata dal CIC e una costante spinta verso l’innovazione, l’Italia si pone come un modello di eccellenza nella bioeconomia circolare. La partecipazione a progetti europei come FER-PLAY e LIFE BIOBEST e la sperimentazione avanzata come quella del Progetto Navarra confermano un ruolo di leadership non solo nell’applicazione, ma anche nella ricerca e definizione delle migliori pratiche a livello continentale.

Il lancio del Manifesto dell’Urban Carbon Farming è l’ultimo passo di questa visione pionieristica: trasformare i rifiuti organici delle nostre città in un alleato strategico per la fertilità dei suoli, la resilienza urbana e la lotta globale ai cambiamenti climatici. Un modello che dimostra, dati alla mano, come da un problema comune possa nascere una soluzione concreta per un futuro più verde e sostenibile.

Fonte: comunicato stampa

E-cology.it