Il traffico spaziale sta crescendo a un ritmo vertiginoso, trasformando l’orbita terrestre in un ambiente sempre più affollato. Con una crescita del 31% dal 2023, oggi il cielo sopra di noi è popolato da oltre 14.000 satelliti attivi e 27.000 detriti spaziali tracciati. Ciò mette in allarme gli scienziati e porta con sé rischi sempre più tangibili: catastrofiche collisioni, inquinamento luminoso (che rende più difficile l’osservazione astronomica), instabilità delle comunicazioni con la Terra e cyber-attacchi.
La risposta a questa emergenza arriva dalla sinergia tra mondo accademico e industriale, che puntano a trovare soluzioni innovative basate sull’intelligenza artificiale. Ed ecco che prende forma il progetto ASIMOV, un “autopilota spaziale” concepito per operare in totale autonomia. La sua missione è avvicinare, analizzare e monitorare oggetti inattivi o non cooperativi (come satelliti in avaria), aprendo la strada a future operazioni di ispezione, manutenzione o rimozione. L’iniziativa, finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana, è guidata dalla scaleup torinese AIKO, specializzata in Intelligenza Artificiale e automazione per applicazioni spaziali.
La sfida del sovraffollamento spaziale
Il crescente affollamento dell’orbita terrestre bassa sta generando rischi sempre più concreti. Oltre al pericolo di collisioni tra satelliti, il fenomeno ha ripercussioni dirette sulla ricerca scientifica e sulla sicurezza. Le “mega-costellazioni di satelliti” riflettono infatti la luce solare, causando un inquinamento luminoso che disturba le osservazioni astronomiche e compromette la scoperta di fenomeni cruciali come il passaggio di asteroidi. A ciò si aggiungono interferenze nelle comunicazioni, rischi per gli astronauti e vulnerabilità legate a possibili attacchi cyber o fisici. Anche i satelliti inattivi e gli stadi di razzi abbandonati contribuiscono ad alimentare il problema: senza soluzioni di smaltimento o rimozione attiva, finiscono per vagare senza controllo nello spazio, trasformandosi da risorsa tecnologica a minaccia orbitale.

Le soluzioni: la vita media di un satellite e come smaltirlo
La durata di un satellite varia in base alla missione, alla tipologia e alla sua orbita: i più piccoli sono destinati ad avere una vita di pochi anni, mentre quelli di grandi dimensioni o più distanti possono rimanere operativi anche per decenni. Anche la funzione è un elemento determinante: mentre alcuni satelliti in orbita LEO rientrano naturalmente nell’atmosfera e si distruggono da soli, altri restano a vagare nello spazio, generando detriti potenzialmente pericolosi. Per questo motivo, oggi, si stanno sviluppando strategie di smaltimento e “missioni pulitrici”. Esistono satelliti dedicati alla rimozione di oggetti non più attivi, sistemi per il rifornimento e l’estensione della vita operativa, tecnologie di deorbitazione controllata a fine missione. A queste si affiancano linee guida e programmi internazionali, come lo Zero Debris Charter dell’ESA, che promuovono una progettazione più sostenibile e responsabilità condivisa nella gestione del traffico spaziale.
ASIMOV: l’autopilota spaziale per l’ispezione di oggetti non cooperativi
ASIMOV (Autonomous System for In-orbit Mapping and Observation of non-cooperative Vehicles), è un progetto coordinato da AIKO e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana.
In collaborazione troviamo:
- Politecnico di Milano
- Technical University of Munich
- T4i
- Tiny Bull Studio
Il suo obiettivo è realizzare il primo vero “autopilota spaziale” intelligente, capace di ispezionare e mappare in completa autonomia oggetti non cooperativi in orbita bassa terrestre, come satelliti guasti o detriti sconosciuti. Al centro del progetto c’è un innovativo sistema di Guida, Navigazione e Controllo (GNC) basato su intelligenza artificiale, che integra moduli di navigazione autonoma e algoritmi utili a pianificare le traiettorie di avvicinamento. Grazie a queste tecnologie, il satellite sarà in grado di riconoscere e ricostruire la geometria degli oggetti da ispezionare senza supporto da Terra, aumentando così la sicurezza e la sostenibilità delle operazioni orbitali. Un aspetto distintivo di ASIMOV è l’infrastruttura di test: la facility robotica ARGOS del Politecnico di Milano è stata potenziata per simulare in laboratorio le condizioni orbitali e validare i sistemi sviluppati.

“Il nostro obiettivo finale è costruire un futuro orbitale sostenibile, in cui tuteliamo l’ambiente e preserviamo l’accesso allo spazio per le generazioni a venire”, dichiara Lorenzo Feruglio, CEO e Co-founder di AIKO. “Vogliamo dimostrare come l’Intelligenza Artificiale sia un abilitatore chiave per ottimizzare il monitoraggio e la gestione dei satelliti, rendendo possibili operazioni di mappatura e controllo fino a poco tempo fa impensabili. L’AI non è solo uno strumento di automazione, ma una tecnologia capace di aumentare l’affidabilità e la sicurezza delle missioni, riducendo al minimo rischi e inefficienze”.
Fonte: comunicato stampa


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