Educazione ambientale e sostenibilità, intervista a Mr Greenopoli Giovanni De Feo

Chi è Giovanni De Feo e di cosa parla il libro

Greenopoli è un progetto di educazione ambientale nato nel 2006 da un’idea di Giovanni De Feo – alias Mr Greenopoli – docente universitario presso l’Università degli Studi di Salerno, dove insegna Ecologia Industriale a ingegneri chimici, gestionali e meccanici al Dipartimento di Ingegneria Industriale. Sul suo profilo Facebook si autodefinisce “Professore universitario per caso, divulgatore ed educatore ambientale per passione e vocazione”. L’abbiamo intervistato per farci raccontare meglio cosa sia il progetto Greenopoli e del suo libro “Tùttu-cià: Rap, racconti, spiegoni e video di Mr. Greenopoli su Ambiente e dintorni“.

Chi è Mr Greenopoli?

Mr. Greenopoli è l’alter ego del professor De Feo col quale è in continuo conflitto perché, mentre il secondo vuole stare all’Università a fare ricerca, il primo non vede l’ora di partecipare agli incontri di educazione ambientale in ogni dove, soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado, per parlare con entusiasmo e passione di tematiche legate alla sostenibilità. Greenopoli è un progetto di educazione ambientale nato nel 2006 che si basa su due parole chiave: condivisione e sostenibilità. La condivisione si riferisce al metodo di insegnamento, mentre la sostenibilità riguarda i contenuti.

Ecologisti si nasce o ci si può diventare. Tu ci sei nato?

Ci si può diventare. Infatti, io sono diventato ecologista attraverso il mio percorso di crescita che dal mio arrivo in Italia nel 1973, sono nato in Inghilterra dove sono cresciuto quattro anni, e fino al terremoto dell’Irpinia del 1980 mi ha visto trascorrere tutte le mie giornate nelle campagne e nei verdi boschi di Serino, in provincia di Avellino, località nota per le sue sorgenti sin dai tempi dell’imperatore Augusto. Infatti, proprio da Serino partiva l’antico acquedotto augusteo della Campania, un’imponente opera idraulica che si estendeva per circa 120 km. Da piccolo trascorrevo intere giornate in campagna con mio nonno che mi insegnava i cicli naturali e le basi dell’agricoltura. Mai avrei pensato che un giorno sarei andato al supermercato a comprare le ciliegie e le patate, giusto per citare due dei prodotti che producevamo a quintali. Con i miei compagni di gioco amavamo fare scorribande lungo il greto dei fiumiciattoli che scendevano giù dai monti. A un certo punto iniziammo a notare la presenza di copri estranei come imballaggi di plastica, medicinali scaduti, vecchi elettrodomestici arrugginiti e addirittura carcasse di auto. Erano i frutti del prematuro abbandono della civiltà rurale e della cultura contadina; il frutto del principio edonistico del consumismo usa e getta contro il quale ci metteva in guardia e ci ammoniva il compianto Pier Paolo Pasolini. Il terremoto dell’Ottanta ha contribuito a creare il fenomeno delle ecomafie con la gestione dei rifiuti da demolizione e costruzione e io ne ho potuto vedere da vicino gli effetti avendo vissuto nei prefabbricati del dopo terremoto fino al 1995, nei quali, tra l’altro, c’erano delle parti in amianto…

Se potessi parlare di fronte al parlamento e al governo italiano, quali priorità suggeriresti loro di adottare

Andrei per ordine partendo dai comparti ambientali fisici. In primis, quindi, suggerirei di dare maggiore rilevanza ai problemi di inquinamento atmosferico che ogni sono causa, in Italia, di oltre 80.000 morti premature. Suggerirei, inoltre, di fare investimenti sulle fonti di energia rinnovabile, fotovoltaico ed eolico in primis, favorendo la transizione verso le pompe di calore come sistema di riscaldamento principale. Proporrei di estendere gli incentivi per il trasporto elettrico a tutte le fasce di reddito, casomai ad esclusione sono dei redditi molto alti. Sarebbe altresì importante fare campagne di comunicazione sull’uso dei mezzi pubblici, della bici, degli effetti benefici delle passeggiate a piedi.
Riguardo il comparto idrico, suggerirei di completare la realizzazione delle reti fognarie e dei depuratori su tutto il territorio nazionale, e farei partire campagne di comunicazione per favorire l’uso dell’acqua del rubinetto. Per quanto riguarda il suolo la mia proposta sarebbe di ridurre in maniera drastica il suo consumo e di favorire il sorgere di nuovi insediamenti industriali, soprattutto nel Sud Italia, improntati al concetto di simbiosi industriale e, quindi, con gli scarti di un’azienda che diventano materia prima seconda per un’altra posta nelle immediate vicinanze. Suggerirei, poi, di avviare una lotta senza quartiere al problema dei cambiamenti climatici, da tempo il problema dei problemi, ricordando che “tutto è collegato” e, quindi, ogni cosa fatta male o non fatta incrementa il fenomeno del riscaldamento globale.
La mia proposta sarebbe, inoltre, di dare vita a una nuova cura del paesaggio nell’ambito di una rinascita umanistica in cui si vada oltre la suddivisione in saperi disciplinari ma in cui si parli solo di cultura e di bellezza; di avviare campagne di comunicazione a favore del rispetto degli animali e di una riduzione drastica dell’uso di pesticidi e fitofarmaci nelle colture estensive che sono vere e proprie attività industriali. Infine, suggerirei di fare un investimento senza precedenti nell’educazione ambientale a partire dalla scuola dell’infanzia e senza limiti di età. Al di là degli investimenti strutturali, infatti, la cosa più importante è il cambiamento culturale.

Cosa hai visto migliorare o peggiorare negli ultimi 10 anni quando si parla di sostenibilità?

Tra le cose che ho visto migliorare c’è sicuramente una maggiore consapevolezza globale sui temi della sostenibilità come, peraltro, testimoniano i miglioramenti registrati con i programmi dell’Agenda 2030. Negli anni si sta passando da una cultura delle tecnologie di depurazione “end of pipe” alle “clean technologies” e a un approccio sempre più proattivo e via via meno basato sul “command and control”, anche se c’è ancora tanto da fare. Sono sicuramente migliorate le politiche ambientali nei paesi dell’Unione Europea e tanti miglioramenti sono attesi con il Green Deal europeo, che punta a fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero. Altre notizie positive sono da segnalare per quanto attiene alle grandi innovazioni nel settore del riciclo, anche delle materie plastiche, dove si sta andando oltre il semplice riciclo meccanico in favore del riciclo chimico.
Tra le cose negative c’è sicuramente da annoverare l’aumento della produzione e dell’uso di materiali monouso, non solo in plastica, con gravi ripercussioni soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove non c’è sostanzialmente alcuna forma di gestione dei rifiuti. Lo scorso anno, giusto per citare un esempio, sono stato in Bangladesh, dove l’assenza di acqua potabile sicura spinge verso un uso massivo di bottigliette di plastica che, in assenza di un’adeguata gestione, finiscono nell’ambiente e quindi a mare, con tutto ciò che ne consegue. Purtroppo, siamo ormai in presenza di una deforestazione persistente e non solo in Brasile ma un po’ ovunque, senza contare il progressivo abbandono dei territori rurali a favore di un ormai inarrestabile e apparentemente inesorabile inurbamento a livello mondiale: tutti vogliono vivere nei grandi centri mentre le aree interne si stanno sempre più spopolando. Prosegue senza sosta il progressivo sfruttamento delle risorse naturali e, nonostante i tanti summit e i tanti “bla bla bla” i cambiamenti climatici sono a rischio di nuove accelerazioni. Infine, non posso non citare la grande disparità nell’accesso alle risorse sostenibili che c’è nelle diverse aree del pianeta.

Di cosa parla il tuo libro? A chi è rivolto?

Partiamo dal titolo, che è tutto un programma: “Tùttu-cià: Rap, racconti, spiegoni e video di Mr. Greenopoli su Ambiente e dintorni”. Nel libro non ci sono i classici titoli dei Capitoli, bensì ogni argomento è introdotto da un rap, da una filastrocca o da un racconto, seguiti dalla versione in prosa… d’altro canto il sottotitolo del libro è “Rap, racconti, spiegoni e video di Mr. Greenopoli su Ambiente e dintorni”. Ma allora ci sono anche dei video? Certamente! E come è possibile? Con dei link tramite QR-code. Il libro è concepito in modo tale da poter essere letto “a caso” senza dover necessariamente seguire un ordine preciso. Inoltre, può essere letto e riletto, come tutti i libri, e usato come un manuale da consultare all’occorrenza. Il libro è adatto alle persone di tutte le età e una stessa persona lo può leggere anche a distanza di anni. Ci si può inizialmente limitare a leggere i testi dei rap, le filastrocche e i racconti, oppure semplicemente guardare i video, per poi leggere, studiare e approfondire le parti discorsive che contengono gli “spiegoni”, cioè le spiegazioni dettagliate e approfondite sui temi dell’ambiente e della sostenibilità propri del metodo Greenopoli. Le spiegazioni sono scritte in modo tale da non far camminare il lettore a piedi nudi sui vetri rotti. Tuttavia, in qualche occasione, ci sono dei passaggi più ostici, con un po’ di numeri e qualche piccolo calcolo, ma niente di eccezionale. Vorrà dire che il lettore più paziente gli dedicherà più tempo.

In cosa consiste il metodo Greenopoli? Da quanto lo porti avanti e con che risultati?

Il metodo Greenopoli è un approccio educativo che si basa su due parole chiave: condivisione e sostenibilità, come anticipato. L’obiettivo principale è promuovere la consapevolezza ambientale e la sostenibilità tra i partecipanti, coinvolgendo persone di diverse età. Greenopoli ha iniziato nel 2006 con un “Corso gratuito di educazione alla pace, alla democrazia deliberativa, all’ambiente e alla sostenibilità” rivolto a giovani dai 11 ai 16 anni. Nel corso degli anni, il progetto ha ampliato la sua portata coinvolgendo persone di età compresa tra i 3 e i 93 anni. Il fondamento del metodo Greenopoli è la condivisione preliminare delle conoscenze. Gli educatori agiscono come moderatori, incoraggiando la discussione e il ragionamento tra gli allievi. L’idea è che, prima di introdurre nuovi argomenti, sia essenziale valutare il punto di partenza delle conoscenze degli studenti e identificare le nuove informazioni emergenti attraverso la collaborazione e l’elaborazione collettiva delle nozioni.
L’approccio coinvolge sia il pensiero individuale che quello di gruppo, promuovendo uno scambio continuo di informazioni. Questo metodo consente agli studenti di sviluppare gradualmente nuove competenze e di elaborare un metodo personale di apprendimento e analisi critica del mondo circostante. Da novembre 2014 a luglio 2023, il promotore del metodo Greenopoli ha preso parte a oltre seicento incontri di educazione ambientale, coinvolgendo direttamente più di settantamila studenti, dalla scuola dell’infanzia all’università della terza età. Il metodo utilizza anche il “green rapping”, ovvero l’uso di canzoni rap con contenuti ambientali, come uno dei principali strumenti educativi per coinvolgere gli studenti. Tra i principali risultati del metodo Greenopoli citerei soprattutto un aumento della consapevolezza ambientale tra le persone incontrate, la promozione della sostenibilità e il coinvolgimento attivo degli studenti nei processi di apprendimento.

Puoi suggerirci uno o due libri spiegandoci perché e chi dovrebbe leggerli?

Il primo libro che suggerirei è “Pensieri lenti e veloci” del Premio Nobel Daniel Kahneman. Io l’ho letto sia nella versione italiana con la traduzione di Laurea Serra, sia la versione originale in inglese, che ogni tanto vado a rileggere e consultare perché è una fonte inesauribile di idee, spunti, stimoli, ragionamenti per chi vuole andare oltre il pensiero veloce, tipico delle giovani generazioni abituate all’uso immersivo e totalizzante degli smartphone e che ormai quasi non leggono più. Lo consiglio a tutti, ma soprattutto agli educatori.
Un altro libro che consiglierei di leggere è senza dubbio “Grammatica della fantasia” dell’incommensurabile Gianni Rodari al quale in “Tùttu-cià” ho dedicato la filastrocca “Gianni Safari”. Rodari va bene per tutte le generazioni perché la sua cultura nutre il cuore e la mente.

Quali film, serie tv o documentari consiglieresti di vedere ai nostri lettori e perché?

Il primo film che mi viene in mente è “Matrix,” diretto dai fratelli Wachowski nel 1999. In una scena, l’Agente Smith, mentre tiene prigioniero Morpheus, leader della resistenza umana contro le macchine dominanti, si esprime in questi termini nei confronti della specie umana: “Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo Pianeta d’istinto sviluppano un naturale equilibrio con l’ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l’unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un’altra zona ricca. C’è un altro organismo su questo Pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un’infezione estesa, un cancro per questo Pianeta: siete una piaga”.
Altri due film che assolutamente tutti dovrebbero vedere e rivedere sono “Così parlò Bellavista” e il “Mistero di Bellavista” del grandissimo Luciano De Crescenzo. Sono due capolavori, con i quali sono cresciuto e diventato quello che sono. Un concentrato di cultura, filosofia e sapienza. Basti pensare che in tempi preistorici per la raccolta differenziata, eravamo negli anni Ottanta, in il “Mistero di Bellavista” si parla di “merceologia dei rifiuti” immortalata nelle parole del professore Bellavista: “Io ho capito una cosa, che è più sincera l’immondizia che la dichiarazione dei redditi. Secondo me la guardia di finanza, invece di fare gli accertamenti dovrebbe pesare e analizzare l’immondizia di tutti gli italiani. Solo così riuscirebbe a trovare l’evasione fiscale. Noi potremmo dire: “In immondizia veritas”!”.

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