L’Italia della mobilità condivisa: car-sharing e bikesharing

mobilità condivisa

Possiamo finalmente dirlo con sicurezza: la sharing mobility, la mobilità condivisa, ha preso piede in molte città italiane. Certo, esiste un grosso divario tra i centri del Settentrione e quelli del Meridione, ma quella intrapresa è senza ombra di dubbio la strada giusta per ridurre il traffico e lo smog.

Prendiamo per esempio la situazione di Milano: secondo i dati del Rapporto nazionale sulla sharing mobilty, presentato al Festival #iocondivido di Altroconsumo, nella città meneghina il tasso di motorizzazione del 2015 era di 52 automobili ogni 100 abitanti. Se raffrontato alla media nazionale, che si attesta invece sul 61,4, si può ben vedere quanto il dato milanese prometta bene per la mobilità del futuro. Ma qual è il fattore che può spingere i cittadini a rinunciare alle comodità di un’automobile? Determinante, in questo senso, è la possibilità di spostarsi agilmente e in modo affidabile con altri mezzi, ovvero con il trasporto pubblico, con la propria bicicletta o con altri tipi di veicoli in condivisione.

Oltre al numero di automobili, a Milano sono scesi anche i chilometri percorsi in auto; viceversa, è aumentata la quota di trasporto pubblico rispetto a quello individuale. Come spiega il responsabile della mobilità per la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Massimo Ciuffini, «gli andamenti di questi tre indicatori sono correlati al decollo della sharing mobility, oltre che alla disponibilità delle piste ciclabili e al trasporto su ferro».

Per quantificare il decollo della sharing mobility è sufficiente guardare ai dati nazionali: ad oggi sono 184 le città italiane dotate di un servizio di bikesharing, e si possono contare in totale 200.000 iscritti a questi progetti di mobilità condivisa su due ruote. I centri urbani in cui il bikesharing sta incontrando maggiore successo sono Milano e Torino, città che in questo senso stanno facendo meglio di altre capitali europee come Madrid, Berlino e Londra. Il tutto è però ovviamente migliorabile: come ricorda Ciuffini «ci sono tanti sistemi, ma c’è poco coordinamento».

Dei risultati incoraggianti arrivano anche dal car-sharing, servizio che ha mostrato un’impennata di interesse a partire dal 2013.
I numeri sono inferiori a quelli del bikesharing, ma promettono comunque bene: in tutto sono 31 le città italiane in cui il servizio è attivo, con 17 veicoli disponibili ogni 1.000 abitanti a Firenze, 15 a Milano, 10 a Torino e 5 a Roma.

Di certo il futuro di questi servizi per la mobilità condivisa dipende anche dalle politiche che le varie amministrazioni pubbliche decideranno di intraprendere nei prossimi anni: la speranza è quella che riescano a cogliere tutte le opportunità che la sharing mobility riserva per le città e per l’ambiente circostante. Un maggior numero di vetture condivise si traduce immediatamente in minori emissioni nocive nell’atmosfera, soprattutto nel caso di servizi di car sharing con automobili elettriche. Proprio per questo motivo, come viene spiegato attraverso la piattaforma di condivisione Futur-E. Enel si è impegnata attraverso il progetto Futur-e a creare una piattaforma di condivisione di iniziative e progetti riguardanti iniziative di sharing economy nazionali e internazionali, diventando un hub di riferimento del settore.

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