Alfa Romeo 33 Ibrida anni 80

Alfa Romeo 33 Ibrida

Oggi sono sempre di più le case automobilistiche impegnate nella progettazione e produzione di auto e veicoli ibridi. Una vera e propria corsa per farsi trovare preparati alle sempre maggiori richieste del mercato. Il tutto con ottimi risultati per l’ambiente in termini di riduzione delle emissioni nocive.

Potrebbe però sembrarvi strano che si parlasse di veicoli ibridi già a fine anni 80. Proprio così, negli anni del boom economico italiano qualcuno si stava già muovendo verso la progettazione di auto a ridotte emissioni.

Di chi stiamo parlando? Di uno dei produttori di auto più famosi non solo in Italia ma in tutto il mondo. Un brand che si è distinto negli anni per la realizzazione di auto aggressive dalle grandi prestazioni. Il brand di cui stiamo parlando è Alfa Romeo.

Il progetto Alfa 33 Ibrida

Chi non ricorda la mitica Alfa 33. Una sportiva che ha avuto un enorme successo commerciale. Un boom di vendite che ha fatto davvero la fortuna della casa automobilistica del biscione, a quel tempo parte del gruppo Fiat della famiglia Agnelli. Proprio su questo modello si concentrarono gli sforzi degli ingegneri Alfa Romeo. L’idea? Trasformarla in un modello ibrido che aggiungesse, quindi, alla propulsione a benzina anche quella con motore elettrico.

In realtà la variante ibrida della Alfa Romeo 33 era una station wagon. L’idea, infatti, era quella di farne un modello adatto alle esigenze delle famiglie italiane con una capacità di carico maggiore. C’è chi dice, inoltre, che in realtà il progetto su larga scala era quello di convertire questo modello in taxi per le città italiane. Ma come funzionava?

La propulsione

Alfa Romeo 33 Ibrida associava a un motore boxer Alfasud versione 1.5 95 cv a benzina un motore elettrico trifase con 16cv. Questi motori elettrici trifase erano progettati e forniti dalla Ansaldo di Genova. La particolarità consisteva nel fatto che l’auto poteva muoversi combinando la propulsione a benzina ed elettrica. Ma non soltanto, visto che poteva muoversi anche con il solo motore a benzina o con il solo motore elettrico.

I difetti, però, erano piuttosto evidenti. Partiamo dal peso maggiore rispetto al modello tradizionale in commercio di Alfa 33. Oltre 150 KG in più, di cui 110 KG per le sole batterie elettriche mentre i restanti da ricollegare ai meccanismi per la propulsione elettrica. In secondo luogo la autonomia. Con la sola propulsione elettrica, e una velocità di 60 km/h, assicurava solo 5 Km di autonomia. Tanto se pensiamo che il progetto risale esattamente al 1988 ma pochi anche per le esigenze del tempo.

Conclusione

L’Alfa 33 Ibrida rimarrà, purtroppo, soltanto un prototipo. Per l’esattezza ne saranno realizzati 3 esemplari che rientrano, ormai, nella storia italiana dell’automobile.

Oggi il settore della mobilità elettrica ha fatto passi da gigante. Possiamo anzi dire che il futuro della mobilità sarà senza ombra di dubbio elettrico. Le auto attualmente in commercio offrono, infatti, prestazioni ottime con autonomia sempre più estesa.

E-cology.it