Squali e razze a rischio con la pesca: ma le griglie di esclusione funzionano

Squali e razze a rischio

Si è conclusa la sperimentazione delle innovative griglie di esclusione, condotta dall’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (IRBIM) del CNR di Ancona, nell’ambito del progetto Life Elife (www.elifeprojct.eu), per ridurre le catture accidentali di elasmobranchi (squali e razze) nella pesca a strascico.

Dove sono stati condotti i test coi dispositivi “escludi squali”

I test in mare sono stati condotti in diverse stagioni e aree di pesca nel Mar Adriatico settentrionale e centrale, per un totale di 90 traine. Sono stati utilizzati due dispositivi “escludi-squali”, montati prima del sacco della rete: una griglia rigida in alluminio (Shark Excluder Device, SED) e una griglia flessibile in plastica ad alta resistenza (Flexgrid).

Buone notizie per prevenire la cattura accidentale degli squali e delle razze

I risultati dei test hanno dimostrato la potenziale efficacia di queste griglie nel prevenire la cattura di squali di grandi dimensioni, senza compromettere significativamente le catture commerciali. Inoltre, le griglie hanno contribuito a ridurre l’ingresso di rifiuti marini nelle reti, migliorando così la qualità del pescato commerciale. La stessa tipologia di griglie, sperimentata in anni recenti dal CNR-IRBIM, era risultata efficace anche nell’evitare la cattura accidentale di tartarughe marine e pertanto può essere un dispositivo essenziale per salvaguardare la biodiversità dei nostri mari.

I test hanno rivelato anche la presenza di potenziali aree di aggregazione-nursery per il gattuccio (Scyliorhinus canicula) e il palombo (Mustelus mustelus) nell’Adriatico centrale. Inoltre, la cattura di un esemplare di squalo angelo (Squatina squatina), specie classificata in Pericolo Critico dalla IUCN e considerata localmente estinta nell’Adriatico, è stato prontamente rilasciato vivo in mare, grazie all’applicazione delle cosiddette buone pratiche di manipolazione e rilascio degli animali, sviluppate nell’ambito del progetto Life ELIFE.

Squali e razze a rischio. Griglie di esclusione funzionano

Cosa propongono i ricercatori

Nonostante alcune difficoltà, come l’assenza di catture di squali di grande taglia e la resistenza dei pescatori nell’adozione delle griglie di esclusione, i ricercatori e le ricercatrici propongono una strategia ampia per la conservazione, che include l’utilizzo di strumenti di pesca alternativi in determinate stagioni, il coinvolgimento di tutti gli stakeholder, in particolare dei pescatori, e la diffusione delle buone pratiche per manipolare e rilasciare in modo responsabile gli squali catturati durante le operazioni di pesca.

Cosa è il progetto Life Elife

La sperimentazione di attrezzi da pesca innovativi e selettivi è una delle azioni previste dal progetto Life Elife per contributo alla ricerca di soluzioni per far fronte al significativo declino delle popolazioni di squali e razze nel corso dell’ultimo secolo nel Mar Mediterraneo, noto come hotspot di biodiversità. Le cause di questo declino sono principalmente legate alle catture accidentali che si verificano durante le operazioni di pesca professionale. Secondo la Lista Rossa IUCN, almeno la metà delle 86 specie di squali e razze del Mediterraneo è ora minacciata. La pesca a strascico è considerata una delle attività di pesca più dannose per numerosi elasmobranchi.

Il progetto LIFE ELIFE, cofinanziato dal programma Life dell’Unione europea, si propone di migliorare la conservazione di alcune specie di elasmobranchi (squali e razze), promuovendo pratiche di conservazione nel contesto della pesca professionale, attraverso azioni pilota e dimostrative, messe in atto nei porti italiani, greci e ciprioti.

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Come ridurre le catture accidentali durante la pesca

L’impiego di attrezzi alternativi insieme alle buone pratiche di manipolazione e rilascio, potrebbero segnare un passo in avanti significativo nella protezione degli squali nel Mediterraneo, evidenziando l’importanza della ricerca scientifica e della collaborazione tra ricercatori, pescatori e gestori per garantire un futuro sostenibile per le specie marine minacciate.

Dove si sviluppa il progetto LIFE ELIFE

Il progetto ha una durata di 5 anni e coinvolge dieci partner in Italia, Grecia e Cipro: la Stazione Zoologica Anton Dohrn, coordinatore del progetto, l’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa) e quella di Tavolara-Punta Coda Cavallo (Sardegna), Costa Edutainment, con particolare riferimento agli Acquari di Genova e Cattolica, il Consorzio Mediterraneo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Legambiente, il Marine & Environmental Research (MER) Lab, Algowatt e l’Università degli Studi di Padova.

Quali sono le specie di squali e razze a rischio monitorate

Le specie prioritarie considerate a rischio o fortemente minacciate inserite nel progetto sono: lo spinarolo (Squalus acanthias), lo squalo smeriglio (Lamna nasus), lo squalo volpe (Alopias spp), lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus) interessato anche da fenomeni di pesca illegale all’interno dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, lo squalo elefante (Cetorhinus maximus) e lo squalo zigrino (Dalatias licha). Altre specie vulnerabili che potranno potranno essere oggetto delle azioni di conservazione di LIFE ELIFE sono il palombo (Mustelus spp), la verdesca (Prionace glauca) e lo squalo mako (Isurus oxyrinchus).

Tutte le informazioni e le iniziative del progetto sono disponibili su https://www.elifeproject.eu/

fonte testo e immagini: comunicato stampa

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